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LIBERTA’ EDUCATIVA E PLURALISMO SCOLASTICO

Alessandra Trigila e Germana Biagioni

Il 14 novembre 2019 si è svolto a Roma, presso la sala convegni Usmi-Cism, in via Zanardelli, il convegno “Autonomia, parità e libertà educativa in Italia e in Europa” organizzato dalla USMI e dalla CISM e patrocinato dal Senato della Repubblica e dalla CEI, sulla base del documento unitario diffuso dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica (Cnsc) nel giugno 2017, in un tempo come quello attuale “caratterizzato da continui e radicali cambiamenti, culturali e sociali, che rendono sempre più evidenti la centralità educativa che scuola e formazione professionale rivestono per la crescita di persone in grado di affrontare le sfide che si presentano”. Il Consiglio riunisce le sigle attive in questo settore della scuola italiana.

In Italia “Il sistema scolastico egualitario è in realtà riconosciuto solo sulla carta ma non è stato mai applicato”. Così ha sottolineato il Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

in apertura del seminario.

Diversi gli aspetti emersi, riguardanti la persona e la famiglia che, in uno Stato democratico dovrebbero trovare cittadinanza e tutela, e attengono alla libertà di scelta educativa della famiglia,

al pluralismo scolastico e ai principi di sussidiarietà e pari dignità sociale.

Le scuole paritarie sono espressione del diritto fondamentale della persona ad essere educata nella libertà, garantita solo dalla presenza di più modelli scolastici sul territorio. Scuola statale e scuola paritaria non sono antagoniste, ma strumenti di sviluppo educativo e formativo

Le linee e la prassi educative della scuola paritaria cattolica sono centrate sulla persona e si pongono come alternativa al “produttore competente”, tipicamente obiettivo di una formazione nel segno di un post umanesimo di segno funzionalistico ed utilitaristico. Esse propongono un'antropologia cristiana, attraverso il messaggio del Vangelo letto da un punto di vista laico.

In questo momento storico assistiamo ad una tendenza verso lo statalismo di una scuola a senso unico: lo Stato tutela poco i diritti delle famiglie meno abbienti, le quali non possono accedere all'offerta didattica che vorrebbero per i propri figli, pur avendo diritto al servizio pubblico che la scuola cattolica paritaria offre. Oggi il rischio è quello di trasformare la scuola paritaria cattolica in una scuola di élite.

La libertà di scelta educativa non è un concetto astratto ma un'ineludibile opportunità che dipende dalla presenza e dalla continuità della proposta educativa della scuola paritaria, che va difesa e alimentata. Negli ultimi dieci anni sono state costrette a chiudere 1.000 scuole cattoliche su in totale di 9.000 e gli alunni iscritti attualmente sono solamente 850.000, quantità che corrisponde al 10% dei ragazzi che frequentano il servizio pubblico d’istruzione

Il Cardinale Bassetti nel suo intervento ha sottolineato che la domanda di educazione cristiana è alta e che la scuola cattolica non chiede “privilegi e scorciatoie”, ma che sia applicata finalmente la parità che ancora manca.

Padre Gaetani Presidente della CISM ha ribadito come non sia più possibile “Assistere inermi alla circostanza che il ricco sceglie fra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria, mentre il povero ‘abtorto collo’ deve accontentarsi”.

Il pluralismo scolastico inoltre comporta una sana concorrenza al fine di innalzare il livello scolastico e impegnare maggiormente dirigenti e docenti in piena armonia con il dettato costituzionale.

Da considerare anche la tutela dei lavoratori, docenti e non docenti e il problema occupazionale, che si verrebbe a determinare se altre scuole paritarie dovessero chiudere i battenti.

E' evidente la difficoltà a superare il guado ideologico, culturale e politico che si è venuto a creare. Francis Contessotto, membro del Consiglio nazionale della scuola cattolica della Cei, ha rilevato che le associazioni di settore tendono a perdere di vista l'obiettivo comune nel tentativo di difendere le singole identità e gli interessi specifici.

Importante, quindi, riposizionarsi nei confronti del Miur attraverso un dialogo tra le associazioni stesse, finalizzato all'individuazione di una richiesta comune, che preveda una serie di alternative percorribili. Fondamentale, inoltre la disposizione al dialogo con tutti, senza però farsi strumento di nessuno.

Interessante e di singolare attualità l'intervento di suo Lauretta Valente sui Centri di Formazione Professionale, come risposta formativa alle richiesta di personale specializzato nel settore industriale artigianale, agroalimentare e supporto all'auto imprenditorialità.

Il Popolo Della Famiglia, presente al seminario con una sua delegazione, nel suo programma prevede e promuove il pluralismo educativo e riconosce nel costo standard un valido strumento per garantire il ruolo dell'istruzione come ascensore sociale.

Ha concluso il convegno suor Anna Monia Alfieri che ha sottolineato come la missione di una vita religiosa che si apre alle opere sia quella di intervenire nella società individuandone i bisogni e agendo per avviare un cambiamento.

Ha inoltre ricordato come l'idea di costo standard, che supera la richiesta di contributi statali per le scuole paritarie, sia riuscita ad interessare tutte le amministrazioni che si sono succedute al MIUR, da Maria Stella Gelmini a Valeria Fedeli, la quale nel dicembre 2107 ha ritenuto di aprire il gruppo di lavoro sui costi standard ai presidenti delle associazioni di settore e ai sindacati. Ci sono dunque i presupposti per di attualizzare ciò che la Costituzione e la legge 62/2000 sulla parità educativa richiedono e porre fine ad una forma di inerzia politica che impedisce di fatto alle famiglie di agire la propria responsabilità educativa in modo libero.