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I " dimenticati"
La situazione giovanile al tempo del Corona virus
Ci siamo dimenticati di loro, i più penalizzati dall’ isolamento forzato!
Della situazione drammatica che stanno vivendo i bambini ed i giovani non se ne parla abbastanza.
Eppure sono il futuro del nostro paese, ma oggi sono i “dimenticati”.
Un grido di allarme parte da una delle voci più autorevoli, Stefano Vicari, professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma e curatore del volume della Erikson “Bambini, adolescenti e Covid-19 – l’impatto della pandemia dal punto di vista emotivo, psicologico e scolastico”.
Sottovalutare l’impatto del Covid-19 tra i più giovani rischia di trasformare un’emergenza sanitaria in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi. L’obiettivo del volume scritto da esperti e curato dal professor Vicari è dunque quello di tentare una prima valutazione dell’impatto della pandemia sugli aspetti emotivi, psicologici e scolastici dei minori, cercando soluzioni possibili per salvaguardare il benessere emotivo, familiare e relazionale, e garantire una frequenza scolastica di qualità, anche, e soprattutto, per alunni con disabilità. Non è più possibile restare inermi.
In una intervista di febbraio 2021 rilasciata ad orizzontescuola.it il professor Vicari così si esprime:
“La scuola è il luogo dove i bambini, e ancor di più gli adolescenti, sperimentano relazioni positive, cioè relazioni con i coetanei, spesso mediate da adulti, che hanno una funzione educatrice molto importante. Chiudere questo tipo di esperienze lascia i ragazzi soli ma anche privi di strumenti per compensare le loro ansie. Se pensiamo a quando noi eravamo adolescenti ricorderemo che ci confidavamo molto di più con i nostri coetanei piuttosto che con i nostri genitori. Questo è un aspetto che si evidenziava maggiormente dai 13/14 anni in poi, dove il confidente principale era il nostro compagno di banco. Oggi questo aspetto è mancato in maniera molto forte ed ha determinato una maggiore fragilità nei ragazzi, soprattutto quelli già duramente provati da altre esperienze o comunque da dei vissuti particolarmente importanti.
Per gli adolescenti la possibilità di confrontarsi in contesti positivi è un aspetto importantissimo. La salute mentale si basa essenzialmente sulla costruzione di relazioni positive, cioè sull’educazione ad una socialità corretta. Questo è un ruolo fondamentale che se non svolge la scuola pochi altri possono svolgere. La vita in famiglia è una vita che si caratterizza, soprattutto per gli adolescenti, con il confronto con altre generazioni, con il senso del limite, della regola e quant’altro. Il rapporto con i pari in alcuni casi diventa quasi terapeutico, esiste un filone di approccio ai disturbi mentali che si chiama peer therapy, terapia condotta con e dai pari, cioè dai coetanei, che acquisisce un ruolo importantissimo nella crescita dei ragazzi. Avere dei leader naturali coetanei che esprimono valori positivi ha un impatto sulla crescita, e quindi sulla salute mentale, altissimo che non può essere sottovalutato. Con questo non voglio dire che la didattica a distanza sia di per se negativa, lo è se limitata soltanto a trasferire delle competenze. La didattica a distanza modulata invece anche con esperienze di vita diretta e di socialità può avere un ruolo importante. Però dobbiamo chiederci come questa didattica a distanza debba essere svolta, ovviamente non può essere la lettura del manuale fatta al computer o delle spiegazioni ex cattedra che diventano ex video, sic et simpliciter. È necessario che il coinvolgimento dei ragazzi avvenga anche nella modalità di fornire proposta dei contenuti formativi. Ne sono un esempio le flipped classroom, modalità nelle quali sono gli stessi ragazzi a proporre gli argomenti che con gli insegnati vengono discussi. Questo comporta un forte coinvolgimento dei ragazzi che non sono solo soggetti passivi di ricezione d’informazioni che vengono da qualcun altro e spesso dall’alto. Bisogna ricordarsi che seguire una lezione tradizionale dal video è molto più difficile, faticoso ed impegnativo. Se non adottiamo delle tecniche che puntino ad un forte coinvolgimento dei ragazzi ne possono risentire anche i livelli di apprendimento.”
Le conseguenze del disagio si riscontrano con l’aumento del 20% dei suicidi che sono la seconda causa di morte giovanile.
“Dall’osservatorio particolare che è il pronto soccorso, registriamo che ogni giorno accogliamo almeno un ragazzo che si taglia, cioè si ferisce volontariamente, o addirittura tenta il suicidio. Non sono solo ragazzi grandi, 16/17 anni, ma purtroppo abbiamo avuto esperienze anche con ragazzi poco più che bambini, intorno ai 12/13 anni, che hanno fatto gesti davvero ad alto rischio.”
Come associazione che si interessa di famiglia, riteniamo sia necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e invitare i ministri della famiglia e dell’istruzione a trovare soluzioni idonee con provvedimenti di governo immediati.
Privando i ragazzi di elementi fondamentali, che fanno parte del loro diventare adulti, rischiamo di compromettere seriamente il futuro equilibrio della intera società.
SIAMO COSI’
Germana Biagioni
16 marzo 2021