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RISCOPRIRE LA BIOETICA
Capire, formarsi, insegnare
A cura di Giorgia Brambilla
Recensione di Anna Cavallo
Il libro offre una formazione di base sul compito primordiale della Bioetica che consiste nella formazione delle coscienze.
Per la rubrica "Ecologia umana", diretta con Giorgia Brambilla sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell'asscociazione
Il manuale parte dall’origine della questione, che poi venne chiamata “Bioetica”, nata per l’attività di sperimentazione che fece emergere la necessità di porre dei limiti alla ricerca sui potenziali rischi per l’essere umano legati a un suo utilizzo sbagliato. Si ricordano due fatti importanti: il primo del 1963, quando al Jewish Chronic Desease Hospital di Brooklin furono iniettate cellule tumorali in pazienti anziani senza il loro consenso all’interno di una sperimentazione; il secondo, tra il 1965 e il 1971, in cui all’interno degli studi sull’epatite virale inocularono il virus a dei bambini con handicap ricoverati in ospedale.
Si arrivò via via a sistematizzare la questione Bioetica fino ad introdurla in ambito universitario, contribuendo così a renderla una disciplina vera e propria, caratterizzata da un sapere multidisciplinare.
In Italia, la storia della Bioetica è legata a due elementi: lo sviluppo della riflessione nell’ambito della sessualità e il campo della problematica embropoietica e delle relative tecnologie con i rischi manipolativi-
L’Università cattolica del Sacro Cuore conta un Centro di Bioetica pensato e voluto come una struttura pluridisciplinare che si giova dell’apporto di esperti di varie discipline: filosofi, moralisti, biologi, giuristi, ecc., ed è noto per un modello chiamato “personalismo ontologicamente fondato” che riconosce il valore centrale della persona quale punto di riferimento essenziale per rispondere alle nuove problematiche emerse nel contesto del progresso scientifico tecnologico.
Il manuale offre una formazione di base, soprattutto per chi è in prima linea nell’ambito educativo o nel mondo pro-life; ma anche a chi semplicemente vuole capire più a fondo cosa si cela dietro ai fatti di attualità che toccano la vita umana.
La vera sfida della Bioetica, infatti, è educare, che significa aiutare a riconoscere l’oggettività del reale, a partire dall’essere umano che ho davanti a me hic et nunc per ciò che è e non per ciò che ha o sa fare.
Fare Bioetica è imparare a guardare le questioni sotto i vari profili ed imparare, come in un labirinto, a riconoscere i punti nevralgici e la via per elaborare un giudizio etico. Se imparo questo, non importa se sono un insegnante e non un medico perché saprò dire se quella particolare tecnica di fecondazione artificiale si può fare oppure no dalle sue caratteristiche basilari; non importa se sono un medico e non un filosofo perché saprò riconoscere da alcuni elementi chiave che in quel caso clinico si confonde il dato sostanziale della vita umana con quello accidentale del suo presunto “miglior interesse”.
È l’inscindibile legame che intercorre tra la persona, la sua vita e la sua corporeità che ci permette di costruire e diffondere una vera e propria cultura della vita, a partire dai più giovani.
Uno sguardo più attento alla nostra società ci mostra un interessante paradosso: la ricerca spasmodica della cura del proprio corpo è accompagnata da un prepotente rifiuto di esso, specie se malato o anche semplicemente “acciaccato”.
Vediamo costantemente che il corpo è strumentalizzato dai media per veicolare messaggi erotici, violenti o diseducativi. Siamo bombardati da immagini che meccanicizzano il corpo contribuendo a farci pensare l’uomo nei termini di una specie di “macchina” vivente in cui non c’è niente di “misterioso” e il cui valore dipende direttamente dalle sue finalità.
La sfida educativa si gioca soprattutto sul piano antropologico. I giovani oggi sperimentano uno smarrimento della propria identità e di un valore fondamentale per la persona: la corporeità.
Proporre un insegnamento morale ai giovani, ma anche ai bambini, non può che ripartire dalla persona e dal suo corpo, eliminando la frammentarietà e mostrando l’essere umano per ciò che è, ovvero corpo e psiche, aiutando loro a riscoprirne la bellezza.
La Bioetica ha una forte valenza educativa; ma non può essere proposta come un elenco di “principi”. Deve partire da ciò che l’essere umano è, e questo può essere spiegato a scuola anche ai bambini, tramite semplici unità didattiche di apprendimento che gli insegnanti possono elaborare in modalità interdisciplinari, secondo il metodo tipico della Bioetica.